Ecologia profonda: Ocidente, oriente, animismo di Guido dalla Casa
Premesse
Molti modi di pensare, o idee-guida, diffusi nel pensiero corrente, sono recepiti come premesse evidenti e naturali o come tendenze proprie della natura umana: sono invece assai spesso soltanto cornici concettuali della cultura occidentale, cioè pregiudizi.
Il senso comune (o buon senso) designa il complesso dei pregiudizi della cultura in cui siamo stati allevati. Qui la parola “pregiudizi” non ha significato negativo ma è quel complesso di idee in cui inquadriamo ogni evento: si tratta però di un sottofondo variabile e relativo, non di una verità evidente.
Al solo scopo di una maggiore chiarezza, suddividerò le culture umane in tre gruppi:
- le culture di tipo occidentale, quelle che hanno come mito delle origini la Genesi dell’Antico Testamento, cioè in pratica le culture ebraico-cristiana e islamica, fiorite originariamente in Europa e nel Medio Oriente. Esse hanno in comune:
* l’idea dell’espansione: infatti vogliono convertire tutto il mondo al proprio sottofondo culturale;
* un atteggiamento di sopraffazione sul resto della Natura, considerata al servizio della nostra specie;
* una percezione lineare del tempo;
* la convinzione che esista un’unica verità.
- le culture di tipo orientale, fiorite soprattutto in Asia, con tre filoni principali: il Buddhismo, l’Induismo e il Taoismo. Esse sono caratterizzate da:
* l’idea dell’Essere come immanenza cosmica, tranne che nel Buddhismo dove si arriva al superamento di ogni dicotomia, comprese quelle di immanenza-trascendenza e di Essere-Nulla;
* l’importanza fondamentale attribuita all’idea di equilibrio sia interiore sia cosmico-naturale;
* la ricerca della serenità mentale come scopo essenziale;
* una percezione ciclica del tempo.
- le culture di tipo animista, fiorite in tutto il mondo per decine di millenni. Erano caratterizzate in genere da una integrazione completa nell’ambiente naturale e climatico in cui vivevano e di cui si sentivano parte inscindibile: elaboravano complesse metafisiche legate al mondo naturale. Le abbiamo chiamate anche civiltà tradizionali. Per le cultura animiste il mondo è un flusso di forze psichiche: il ciclo vitale umano deve integrarsi nella più grande vita-morte dell’Universo.
Atteggiamenti verso l’ecologia profonda
Perché i fondamenti dell’ecologia profonda possano farsi strada nell’animo umano, occorre sottoporre a critica le concezioni derivate dal racconto biblico della Genesi e che sono divenute “evidenti” per la cultura occidentale, cioè capovolgere l’atteggiamento di aggressione verso la Natura e di indifferenza per la bellezza del mondo.
E’ evidente che ci sono molti occidentali con visioni del mondo diverse, almeno a livello intellettuale e cosciente, ma i modi del pensiero e l’atteggiamento inconscio possono differire non poco da quanto consegue dai ragionamenti.
Comunque qui non intendo parlare del pensiero individuale.[….]
In queste concezioni metafisiche manca il rapporto dualistico, né si trova quella contrapposizione uomo-natura propria dell’Occidente. Anziché tre piani ben distinti come Dio-uomo-natura (nel materialismo restano gli ultimi due, ma sempre contrapposti), troviamo il Dio-Natura onnipresente e indistinguibile dall’universale.
Assai semplice poi è la prima indicazione dell’etica buddhista: “Non danneggiare alcun essere senziente”. Con il termine “senziente” si può anche indicare una specie, un ecosistema, o entità di quel tipo, in quanto dotate di una forma di mente.
Solo alcune filosofie orientali raccomandano di diventare quasi-vegetariani; ma in generale chiedono di rispettare la Vita in tutte le sue componenti. Invece le morali delle tradizioni giudaico-cristiana e mussulmana, in accordo con le posizioni espresse nella Genesi, si occupano esclusivamente di valori e rapporti interni alla nostra specie, come se tutto il resto fosse solo un palcoscenico, o “l’ambiente”.
Per quanto riguarda poi le varie forme di animismo che sono state presenti nell’umanità un po’ dovunque, è abbastanza evidente che in queste visioni del mondo non siamo gli unici esseri dotati di “spirito”: una dicotomia di questo genere sarebbe probabilmente impensabile per chi ha vissuto a contatto con gli oranghi o i gorilla. Ma dovrebbe essere inconcepibile anche per chi conosce la natura dei fenomeni vitali e il quadro unitario fornito dall’evoluzione biologica.
Comunque, anche presso di noi, possiamo notare che l’animismo è spontaneo nei bambini: sono i condizionamenti culturali che lo cancellano.
Facciamo ancora qualche esempio:
I Lapponi considerano l’orso re degli animali, forse perché riesce a stare ritto sulle zampe posteriori prendendo atteggiamenti quasi umani, ma anche perché nell’antichissima tradizione del popolo, all’orso si guarda come ad una specie di antenato lontanissimo. Si dice dell’orso in Lapponia quello che in certe zone dell’Africa si dice del gorilla, cioè che sono uomini; lo stesso accade nelle isole della Sonda per gli oranghi e in Guinea per gli scimpanzè bonobo.
Fonte: Libro "Ecologia profonda" (Pangea edizioni, 1996)
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